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Storia di Palermo

B&B e Palermo

Preistoria e primi insediamenti
La presenza umana a Palermo è già attestata in epoca preistorica come una delle più antiche di tutta la Sicilia, con interessanti graffiti e pitture rupestri, ritrovati nelle grotte dell’Addaura nel 1953 dall’archeologa Bovio Marconi: figure danzanti in un rito magico propiziatorio, forse “sciamani” di un popolo che abitò l’isola.
La città di Palermo, sorta in epoca sconosciuta, su insediamenti preistorici in forma diversa dall’attuale, sulla convergenza di due parti naturali, si chiamò Sis, il cui significato è “fiore” nella lingua primigenia d’origine africana come i suoi primi abitanti, i Matabei, popolo proveniente dalla Giordania, passato dalla Spagna all’isola. Essi furono tutti Sicani – secondo lo storico greco Erodoto – e chiamarono l’insediamento urbano “Lidobello” per la peculiarità geografica del suo territorio, ponendovi il centro della Sicania, fra il XII ed il X secolo a.C..
Fenici e Greci
Nel 734 a.C. i Fenici, provenienti da Tiro, vi stabilirono una fiorente colonia commerciale in rapporti e contrapposizione ai Siculi, occupanti la parte orientale dell’isola.I primi insediamenti e i fondaci furono trasformati in una splendida città alla quale fu dato il nome di Mabbonath, che in fenicio significa “alloggiamenti”, cioè città abitata. Essa divenne ben presto la più importante del cosiddetto triangolo fenicio, comprendente Mozia e Solunto, ricordato anche da Tucidide. Della dominazione fenicia rimangono alcune testimonianze, ovvero le mura antiche della città oggi corrispondenti ad alcune vie, e l'assetto del cuore del centro storico, il "Piede Fenicio" costituito dalla via principale, oggi Corso Vittorio Emanuele, e da tutta una serie di vicoli ad essa perpendicolari. Di quest’età, sotto l’aspetto archeologico, la Palermo fenicio-punica ha tracce esclusivamente nelle necropoli, che s’estendono fra Piazza Indipendenza a nord, la “rocca” di Monreale, Corso Pisani e la zona del cosiddetto Papireto, dal nome dell’antico fiume. I fiumi Papireto e Kemonia avevano una funzione difensiva, mentre oggi sono fiumi sotterranei, essendo stati sotterrati al momento della espansione della città.Fra l’VIII e il VI secolo a.C. i Greci condussero la colonizzazione della Sicilia, le diedero il nome di Panormos, tutto porto (a sottolineare la peculiarità geografica di una penisola circondata dalle foci di due fiumi, e quindi facilmente difendibile) da cui è derivato l’attuale e mantennero i commerci con i Cartaginesi, cioè con il popolo discendente dai Fenici, che sulle coste africane avevano fondato un regno.La storia della Sicilia s’identifica in grane misura con quella di Palermo: di conseguenza la parte occidentale punica venne colonizzata più tardi rispetto al primo insediamento greco di Naxos e le due civiltà convissero fino al prevalere della conquista romana, come testimoniano iscrizioni e graffiti nelle vicine Solunto e Selinunte.La città greca assunse l’aspetto di due nuclei: la Paleopolis (la parte antica), stretta tra i fiumi Kemonia e Papireto, e la Neapolis (quella di più recente sviluppo).
Guerre puniche
Rimase una città fenicia fino alla Prima guerra punica (264-241 a.C.), a seguito della quale la Sicilia venne conquistata dai Romani. Il periodo romano è stato di tranquillità e la città faceva parte della provincia di Siracusa. Con la divisione dell'Impero la Sicilia, e con essa Palermo, furono attribuite all'Impero Romano d'Oriente.Con le guerre puniche Palermo fu al centro dello scontro fra Cartaginesi e Romani, finché nel 254 a.C. la flotta romana assediò la città, costringendola alla resa e rendendo schiava la popolazione che venne costretta al tributo di guerra per riscattare la libertà. Asdrubale tentò ancora di riprendersela, ma Metello, il console romano, ottenne una splendida vittoria.Vano anche il tentativo di Amilcare nel 247 a.C. che si accampò alle falde del monte Pellegrino, chiamato Ercta, senza riuscire a vincere, poiché la città rimase fedele a Roma ed ebbe i titoli di Pretura, l’Aquila d’oro e il diritto di battere moneta, restando una delle cinque città libere dell’isola.
Periodo imperiale, invasioni barbariche, bizantini
Testimonianza dell’agiatezza e dello splendore della romana “Panormus” sono edifici dell’epoca della zona di Piazza Vittoria fra cui il teatro esistente fino al tempo dei Normanni e mosaici scoperti nel 1868 in Piazza della Vittoria. In epoca imperiale fu colonia romana – come ci narra Strabone – ed era ancora il granaio di Roma, ma risentì della decadenza dopo Vespasiano, subendo le invasioni barbariche dal 445, con Genserico, re dei Vandali che mise a ferro e fuoco la città, fino al dominio di Odoacre, Teodorico e dei Goti.Nel 535 Belisario espugnò con la sua flotta navale Palermo, sottraendola ai Goti; iniziava così il periodo bizantino che si protrasse fino all’830 quando gli Arabi, sbarcati a Marsala quattro anni prima, ne fecero la capitale del loro regno in Sicilia
Dominazione araba
Nel IX secolo Musulmani dal Nord Africa invasero la Sicilia, conquistando Palermo nel 831 e l'intera isola nel 965. E furono proprio i governatori musulmani a spostare la capitale della Sicilia a Palermo, città nella quale è rimasta da allora. Nel periodo musulmano Palermo è stata una città importante nei commerci e nella cultura e si dice avesse più di 300 moschee; era conosciuta in tutto il mondo arabo. Fu un periodo di prosperità e tolleranza: i Cristiani e gli Ebrei non erano perseguitati.Gli anni della dominazione araba sancirono la definitiva ascesa della città e la sua superiorità sugli altri centri della Sicilia. Sede di un potente emirato che, grazie alla capacità amministrativa dei Kaglebiti divenne una terra ricca e florida dai costumi tipicamente musulmani con influenze nella lingua e nella toponomastica, nelle colture e nelle costruzioni architettoniche. Le tracce di essa sopravvivono anche nei monumenti che costituiscono il centro della città antica, con i suoi cinque quartieri: il Kasr nella punta della Paleopolis; il quartiere della grande Moschea; la Kalsa (ossia Eletta) sede degli emiri nella riva del mare; la zona degli Schiavoni, attraversata dal fiume Papireto; e infine a ponente il Moascher, il quartiere dei soldati antica sede degli emiri.Il monaco Teodosio che ci ha fornito queste notizie sosteneva anche che circa trecento moschee si ergevano nel territorio palermitano e l’istruzione era affidata a trecento maestri per una popolazione di oltre trecentomila persone.Divisa la Sicilia in tre valli (Val di Mazara, Val Demone, e Val di Noto), il territorio veniva controllato con una specie di signorie affidate ai “Kaid”. Gli Arabi dapprima perseguitarono i Cristiani, ma poi lasciarono libertà di culto facendo loro pagare la "gìzia”, un tributo annuo per mantenere fiorenti i commerci grazie alla pacificazione.La potenza musulmana fu però corrosa dalle lotte intestine all’emirato che aprirono la via della Sicilia allo straniero finché nel 1072, dopo quattro anni d’assedio, il conte Ruggero d'Altavilla, il Normanno, espugnava Palermo.
I Normanni
Il periodo arabo di massimo splendore continuò con i Normanni (soprattutto con Ruggero II) e con gli Svevi (Federico II, 1194-1250), i quali seppero raccogliere e utilizzare l'eredità culturale araba, greca e romana. Alla morte di Federico II fa seguito un lungo periodo di instabilità culminata con la rivolta antifrancese del Vespro (1282). Palermo si separa da Napoli e offre la corona di Sicilia a Federico III d'Aragona.
I Normanni ripristinarono il culto cristiano, dichiarando la città capitale dell'isola e nel 1130 Ruggero II d'Altavilla cingeva la corona di Re di Sicilia. Cominciava così un regno caratterizzato dalla convivenza di varie etnie e diverse fedi religiose, una specie di stato federale con un primo parlamento, creato nel 1129, e l'organizzazione del catasto secondo una moderna concezione. Gli edifici più importanti della città ancora oggi ne dimostrano la civiltà, come la chiesa della Martorana e la Cappella Palatina, e il geografo arabo Edrisi, nel libro dedicato a re Ruggero, ci ha lasciato la testimonianza di questo magnifico periodo di fasti e ricchezza.
Ai due Ruggero successero Guglielmo I (detto il Malo) e Guglielmo II (detto il Buono), i quali tentarono d'opporsi alle mire dell'imperatore Federico Barbarossa, deciso ad annientare il Regno dei Normanni in Sicilia.
Un matrimonio di stato fra Enrico VI, figlio dell'imperatore tedesco, e Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II, nel 1185, tentò un accordo pacifico, ma aprì solo la strada alla conquista Sveva e nel 1194 Palermo veniva conquistata dal sovrano tedesco. Aveva così inizio la nuova dinastia degli Svevi in Sicilia che con Federico II, figlio di Costanza I raggiunse il massimo dello splendore. Palermo e la corte divennero il centro dell'Impero, comprendente le terre della Puglia e dell’Italia meridionale. A Palermo nacque la "Scuola poetica siciliana" con la prima poesia italiana; e politicamente il sovrano chiamato "Stupor mundi" (meraviglia del mondo) anticipò – come scrive Santi Correnti – "la figura del principe rinascimentale", anche con le cosiddette Costituzioni Melfitane (1231). Il suo regno fu tuttavia caratterizzato dalle lotte contro il Papato e i Comuni italiani, nelle quali riportò vittorie o cedette a compromessi, organizzando la quarta crociata e dotando l'isola e il meridione di castelli e fortificazioni. Volle essere sepolto nella cattedrale di Palermo, quando nel 1250 si concluse improvvisamente la sua vita, conseguentemente scatenando le lotte di successione in cui Manfredi, figlio naturale di Federico II, venne sconfitto a Benevento nel 1266 da Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia.
Gli Angioini
Carlo d'Angiò dava inizio alla dominazione angioina che sarebbe durata fino al 1282. Carlo e i suoi funzionari cercarono di sfruttare con tasse e tributi la Sicilia, mentre frattanto la capitale veniva spostata a Napoli. Il malcontento dei Siciliani culminò nella rivolta del Vespro, il 31 marzo 1282, quando dinanzi alla chiesa del Santo Spirito – si dice – esplose la reazione popolare in seguito all'offesa fatta da un certo Drouet ad una donna palermitana. Tale avvenimento fu l’occasione per cacciare gli odiati Angioini, mentre veniva inviato ad assumere la corona del Regno Pietro III d'Aragona. Cominciò una guerra che sarebbe durata novant'anni in tre fasi distinte concluse rispettivamente con la pace di Caltabellotta nel 1302, la pace di Catania nel 1347 ed infine con il Trattato di Avignone 1372.
Gli Aragonesi
Palermo passò da un sovrano all’altro della dinastia aragonese: Giacomo II, Federico III di Aragona e l’isola fu lacerata dalle rivalità fra le famiglie nobili come i Ventimiglia, gli Alagona e i Chiaramonte, i quali si contendevano il potere nelle terre occidentali della Sicilia. Tracce artistiche del periodo aragonese troviamo in Palermo in alcuni palazzi sontuosi come lo Steri e Palazzo Sclafani di stile chiaramontano, mentre i commerci con Genova e con la Spagna fiorirono con lo scambio di materie prime e prodotti artigianali.
La dominazione spagnola
Nel 1494, alla morte di re Martino, la Sicilia venne annessa alla Spagna e Palermo diventava sede dei Viceré, i governatori a cui veniva affidato il potere nell’isola da condividere con i baroni. Furono espulsi gli ebrei, istituito il Sant'Uffizio, e crebbero i privilegi nobiliari. Tuttavia la città vide rilanciare l’attività artistica e la costruzione di sontuosi edifici pubblici come la chiesa di San Giuseppe, la chiesa di Santa Maria dello Spasimo e il nuovo assetto scenografico di Porta Nuova, pur frutto di pesanti tasse. Dopo Ferdinando d’Aragona il governo più tirannico fu quello di Carlo V, della dinastia degli Asburgo di Spagna, e di Filippo II suo figlio, che esercitarono il potere da lontano servendosi dei baroni, i quali si circondavano di bravacci per esercitare la loro prepotenza. La città s’arricchì però, ad uso soprattutto delle classi nobiliari, dell’apertura di via Maqueda, della scenografia dei Quattro Canti, con statue innalzate ai sovrani come quella a Carlo V in Piazza Bologna, di mura robuste e bastioni per la difesa del territorio.
Coinvolta nelle guerre europee tra Francia, Austria e Spagna, nel 1713 col trattato di Utrecht la Sicilia passava a Vittorio Amedeo II di Savoia per breve tempo, finché dal 1734 ritornavano i Borbone con Carlo III che scelse Palermo per la sua incoronazione del Regno delle due Sicilie. Sotto questo monarca la città vide crescere e sviluppare l’edilizia, l’industria, il commercio in modo fiorente. A lui successe il figlio Ferdinando, non molto gradito dai Palermitani, ma nel 1798 gli eventi della Rivoluzione francese costrinsero il sovrano a rifugiarsi a Palermo. Negli anni seguenti dal 1820 al 1848 la Sicilia venne coinvolta nei moti rivoluzionari che videro nel 12 gennaio del 1848 un’insurrezione popolare capeggiata da Giuseppe La Masa che proclamava il primo parlamento e la monarchia costituzionale con comitati presieduti da Ruggero Settimo che fu il capo del nuovo governo provvisorio che durò sedici mesi. Ma i Borboni ripresero il potere bombardando le città siciliane (re Ferdinando IV fu detto perciò “Re Bomba”) che avrebbero mantenuto fino allo sbarco di Garibaldi. Costui nel 1860, con la Spedizione dei Mille preparata dalla rivolta del 4 aprile di Francesco Riso, entrava trionfante a Palermo il 27 maggio, dopo aver assunto la dittatura dell’isola col proclama di Salemi, chiamato a liberare la Sicilia dai Borboni da Rosolino Pilo. Dopo le battaglie vittoriose nell’isola col plebiscito del 1860, la Sicilia sceglieva l’annessione all’Italia una, libera e indipendente, che si sarebbe costituita in regno nel 1861.
Dopo l'unificazione italiana
Da allora la storia di Palermo ha seguito le vicende di quella italiana, con contributo dei Siciliani a tutte le guerre per l’espansione del territorio.Tra Ottocento e Novecento - grazie ad un gruppo di imprenditori illuminati (Florio, Ingham, Withaker) - Palermo vive una stagione di grande crescita economica e culturale (guadagnandosi l'appellativo di "Floriopoli").
Successivamente, lo scoppio della Grande guerra prima e il fascismo dopo relegheranno la città ad un ruolo marginale nello scenario italiano.Durante la II guerra mondiale la città fu vittima di pesanti bombardamenti sin dai primissimi giorni del conflitto, operati dall'aviazione francese e da quella inglese, prevalentemente su obiettivi militari. Con l'intervento degli Stati Uniti, i bombardamenti si fecero disastrosi e indiscriminati, distruggendo interi quartieri, causando molte centinaia di civile vittime ed infliggendo gravissimi danni al patrimonio artistico della città. Dopo la liberazione, la città fu quindi colpita da un intenso bombardamento operato dalla Luftwaffe, che aveva per obiettivo i traffici alleati nel porto di Palermo.Dopo l’ultima guerra mondiale, nella quale la liberazione dell’Italia ebbe inizio dell’armistizio di Cassibile,e dopo la lotta indipendentista del MIS, dal 1946, Palermo è sede del Parlamento regionale ed è stata proclamata capitale della Regione a Statuto speciale sede dell’Assemblea a Palazzo dei Normanni.Ripresasi dalle distruzioni del secondo conflitto mondiale, Palermo è oggi - anche in virtù del ruolo di capitale della Regione autonoma della Sicilia - una città a forte prevalenza di attività terziaria e caratterizzata da una vivace vita culturale.Oggi il capoluogo siciliano deve la sua rivitalizzazione economica - oltre alle citate attività del settore terziario - ad una buona ripresa del flusso turistico, favorito dal clima particolarmente mite di cui la città gode e dal ricco patrimonio artistico presente sul territorio. Ciò malgrado, la criminalità organizzata continua ad avere un forte impatto sulla città, che continua ad essere afflitta da seri problemi economici e sociali.Le lotte più significative dell’età contemporanea sono state quelle contro la mafia e il banditismo di Salvatore Giuliano, che ebbe il suo regno nelle zone limitrofe di Montelepre; Palermo ha vissuto purtroppo il peso del dominio mafioso per decenni, caratterizzati dalla speculazione edilizia, dal cosiddetto “Sacco di Palermo”. Nella lotta alla mafia sono stati colpiti uomini dello Stato, come il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il presidente della Regione Piersanti Mattarella e soprattutto i coraggiosi magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi nelle stragi di Capaci e Via D’Amelio, fino a Don Puglisi, martire nella sua difesa dei deboli nei quartieri più degradati.Oggi Palermo, che s’affaccia su uno dei più bei promontori del Mar Mediterraneo fra Monte Pellegrino e il Capo Zafferano, lungo il pendio della Conca d’Oro, conta 700.000 abitanti ed è una città desiderosa di riscatto e di ritrovare l’antico splendore. Essa è il centro degli affari e dei commerci più importanti non solo dell’isola, ma con l’Africa e gli altri Paesi che s’affacciano sul Mar Mediterraneo, sede di un’Università d’antiche tradizioni, aperta a molti studenti dei paesi islamici con i quali ha mantenuto antichi legami, forti delle sue origini. La sua espansione urbana è stata notevole, favorita nei collegamenti dall’autostrada che la unisce al resto dell’isola, dall’aeroporto di Punta Raisi e dalle linee marittime recentemente incrementate, ma potrebbe tornare ad essere il centro di collegamento fra il Nord Europa e il continente africano se venissero valorizzati da un turismo intelligente i suoi tesori d’arte e di bellezze naturali.


Monumenti e luoghi d'interesse di Palermo
Il maggior numero di monumenti della città è dislocato all'interno del centro storico, ma molti sono quelli distribuiti in tutto il territorio palermitano, come le numerose ville storiche, torri d'avvistamento, tonnare, graffiti rupestri o semplicemente antiche chiese o palazzi nobiliari. Attualmente il centro storico di Palermo, che è uno dei più grandi d'Europa, sta subendo notevoli rifacimenti e restauri affinché sia valorizzato al meglio. Fervono i cantieri per la sua riqualificazione (grazie anche ai privati) e molti altri ancora ne saranno spesi per il completo recupero di un vero e proprio gioiello d'Italia che viene rivalorizzato ogni giorno sempre di più. Infatti in molti hanno proposto di inserire il centro storico di Palermo, l'Orto Botanico e il Duomo di Monreale fra i possibili patrimoni dell'Unesco.
Resti punici e romani
Del periodo punico rimane essenzialmente l'impianto urbano della città, corrispondente a un asse urbano principale (il Cassaro) e una viabilità minore che si dirama da questo, mentre sono scarse le testimonianze tangibili. Tracce puniche sono riscontrabili in limitate porzioni dell'antica cinta muraria o nella necropoli, utilizzata anche in epoca romana, situata nei pressi dell'attuale Corso Pisani. Vi sono invece resti di un insediamento romano all'interno della Villa Bonanno, posta di fronte il Palazzo dei Normanni mentre altre abitazioni sono state ritrovate nei pressi di Piazza Pretoria.
Architettura arabo-normanna
Chiesa di San Giovanni degli Eremiti Palermo conta numerosi monumenti risalenti al periodo normanno: nei pressi del Palazzo dei Normanni, che è diventato oggi la sede del Parlamento Siciliano, è collocata la Chiesa di San Giovanni degli Eremiti che con le sue caratteristiche cupole rosse è diventata uno dei simboli della città; va ricordata poi la Chiesa della Martorana, dalla ricchissima decorazione a mosaico, del più puro stile bizantino, situata in piazza Bellini, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi edificata oltre il fiume Oreto e il Ponte dell'Ammiraglio del 1113. Costruita tra il 1130 e il 1170, la Chiesa della Magione, conosciuta anche come chiesa della Santissima Trinità, presenta una pianta a forma basilicale a tre navate sorrette da colonne, mentre internamente la costruzione si presenta molto squadrata e movimentata da una serie di archi ogivali tipici dell'architettura normanna, che girano intorno la chiesa. Dello stesso periodo è la Chiesa dello Spirito Santo (oggi all'interno del cimitero di Sant'Orsola), dove motivi ornamentali in stile normanno s'inseriscono in una sobria architettura articolata da archetti ogivali e portali d'ingresso.
San Cataldo situata vicino alla chiesa della Martorana, è quella di Chiesa di San Cataldo, una costruzione normanna del 1160, dalla caratteristica facciata tripartita sormontata da grosse cupole realizzate su tamburo, che meglio conserva il suo aspetto originario. All'interno è notevolmente interessante il pavimento musivo.
Cattedrale di Palermo sul Cassaro si affaccia lo splendido complesso della Cattedrale eretta nel 1185 su un'area pianeggiante precedentemente occupata da una moschea araba. La splendida commistione artistica presente nell'edificio sembra ripercorrere l'intera storia cittadina e dei popoli che l'hanno guidata mettendo in bella mostra un portale laterale e delle torrette campanarie in stile gotico catalano, una facciata quattrocentesca, un'abside con decorazioni arabo-normanne e una cupola tardo barocca. In seguito ad un disastroso incendio degli ultimi anni del XVIII secolo l'interno venne completamente ricostruito in stile neoclassico. Vi sono conservati i sarcofaghi di Federico II e Ruggero II oltre la tiara d'oro di Costanza d'Aragona, preziosi ornamenti e gioielli reali esposti nel Tesoro. Sull'altro lato della piazza della Cattedrale è il Palazzo Arcivescovile dove si trova il Museo Diocesano, che raccoglie opere d'arte di notevole interesse, provenienti dalle chiese soppresse o distrutte durante l'ultima guerra. Risalgono al periodo normanno anche diversi palazzi: La Zisa e il suo sistema di fontane, La Cuba dallo stile austero e severo, il Castello di Maredolce all'interno del Parco della Favara e il Palazzo Scibene.
Di particolare interesse sono anche i Qanat, enorme opera di ingegneria idraulica costruita sotto la città a partire dal periodo della dominazione araba fino al periodo normanno
Il Gotico e il Gotico catalano
Santa Maria della Catena Porta Nuova nell'arco del XIII secolo, in maniera particolare durante la dominazione angioina in città si sviluppò lo stile architettonico del gotico che possiamo ammirare in esempi come la Chiesa di San Francesco d'Assisi, caratterizzata nell'interno da continue trasformazioni e rifacimenti nel tempo che giustificano la complessità e la varietà dei linguaggi artistici in essa presenti; infatti in età barocca l'edificio venne ricoperto da stucchi ed affreschi da Pietro Novelli e nel XVIII secolo Giacomo Serpotta adornò i pilastri con le statue delle Virtù. Altro importante esempio è sicuramente la Chiesa di Sant'Agostino edificata nel 1275. Durante il dominio aragonese, la città si arricchisce di pregevoli palazzi nobiliari e chiese caratterizzati da uno stile gotico tipico della Catalogna (il gotico catalano). Il Palazzo Sclafani, che sorge in prossimità del Palazzo Reale e quindi in una posizione privilegiata, fu costruito nel 1330 dal feudatario Matteo Sclafani, conte di Adernò (Adrano), in competizione con il coevo Palazzo Chiaramonte, superbo edificio con chiare influenze gotico-catalane, fatto innalzare dal cognato nell'attuale piazza Marina ed attuale sede del rettorato palermitano. Nel 1495 venne edificato il Palazzo Abatellis, progettato da Matteo Carnilivari in stile catalano e che oggi ospita la Galleria Regionale d'arte Moderna e Medievale mentre risale al 1490 la costruzione del Palazzo Aiutamicristo, noto soprattutto per gli sfarzosi interni che stupirono ospiti illustri fra cui Carlo V e Don Giovanni d'Austria. Appartengono allo stesso periodo la Chiesa della Gancia, la Chiesa di Santa Maria dello Spasimo che oggi ospita mostre ed eventi, la Chiesa di Santa Maria della Catena, dal caratteristico portale catalano e la Chiesa di Santa Maria la Nova
L'architettura rinascimentale e il Manierismo
Nel 1583 fu eretta dal viceré Marcantonio Colonna, la Porta Nuova, rifacendosi al modello di uno degli archi trionfali effimeri eretti in città al passaggio dell'imperatore Carlo V vittorioso a Tunisi. La versione attuale risale al 1669 ed è caratterizzata da una copertura a piramide ricoperta di maioliche colorate. Essendo collegata al Palazzo dei Normanni e quindi alle antiche mura cittadine, è il fondale monumentale del Cassaro o via Toledo, l'asse principale che attraversa il centro storico di Palermo.
Il Barocco e il Rococò
Fontana Pretoria Chiesa di San Domenico numerose chiese della città risalgono al periodo barocco, fra cui: la Chiesa del Santissimo Salvatore situata lungo Corso Vittorio Emanuele, la Chiesa del Gesù o Casa Professa situata nel quartiere dell'Albergheria, la Chiesa di Santa Teresa nel quartiere della Kalsa e la Chiesa di San Domenico con caratteristici elementi rococò. Molto importante la nuova Galleria d'Arte Moderna "Sant'Anna" che ha sede nell'ex convento francescano di costruzione barocca.
È questo il periodo di importanti sistemazioni urbanistiche per la città. Nel 1600 con il tracciato della Via Maqueda si venne a creare il nuovo salotto della città: all'incrocio con il Corso Vittorio Emanuele, si trovano I Quattro Canti, o teatro del Sole, una piazza ottagonale che costituiva il centro fisico e simbolico della città. Poco lontano in piazza Pretoria si può ammirare la Fontana Pretoria, da poco restaurata sulla quale si affacciano il Palazzo Pretorio o Palazzo delle Aquile, sede del Comune, e la splendida Chiesa di Santa Caterina.
Il Neoclassicismo
Orto botanico di Palermo nel XVIII secolo la zona limitrofa della città muta considerevolmente grazie all'introduzione del sistema delle ville. La decisione di spostarsi all'esterno della città consolidata non deriva soltanto dalla "moda della villeggiatura" incalzante nel periodo, ma è dovuta anche all'aumento della pressione fiscale all'interno della città e alla volontà dei nobili di avere una maggiore presenza nei loro fondi agricoli così da poterne tenere sotto controllo la produzione; per questo motivo gli edifici di stile neoclassico si trovano quasi tutti al di fuori della vecchia cinta muraria. Tra gli edifici neoclassici della città va senz'altro ricordato l'Orto botanico di Palermo con il suo gymnasium che venne progettato alla fine del '700 dall'architetto francese Leon Dufourny fuori dalle mura di Palermo vicino il quartiere della Kalsa, dando così adeguato spazio a quello che diventerà uno dei più importanti giardini botanici d'Europa. La imponente costruzione è in stile dorico e ai lati si trovano due sfingi dello scultore palermitano Gaspare Firriolo. Particolarmente maestosa è Villa Belmonte all'Acquasanta che rispecchia lo stile neoclassico in ogni suo aspetto, dalle volumetrie alle decorazioni, è inoltre impreziosito da un tempietto circolare composto da dodici colonne corinzie. Da menzionare inoltre il Palazzo delle Finanze con il suo pronao dorico-siculo, Villa Belmonte alla Noce con i suoi affreschi monocromi, Palazzo Palagonia caratterizzato dalle quattro splendide cariatidi sulla facciata e Villa Airoldi.

L'architettura ottocentesca e lo stile Liberty
Villino Florio Il Charleston, Stabilimento balneare di Mondello costruito a palafitta sul mareNel 1885, iniziò la realizzazione di un secondo asse che attraversava la città, collegando la stazione ferroviaria con la zona portuale. Per la realizzazione di questa nuova arteria, Via Roma, vennero demoliti numerosi edifici, che lasciarono spazio a palazzi di architettura eclettica e liberty.
All'inizio del XX secolo, la città comincia ad estendersi fuori le mura verso nord, soprattutto lungo una nuova strada chiamata Via della Libertà. In questo quartiere vengono costruite numerose ville in stile liberty, da parte di Ernesto Basile e dei suoi allievi. Per la città inizia una nuova età dell'oro, grazie soprattutto all'opera della famiglia Florio. In quest'epoca la città si rinnova, dotandosi di nuovi ospedali, teatri come il celebre Teatro Massimo, il Politeama Garibaldi, il Teatro Biondo ed altri edifici pubblici.
Particolarmente significativo è l' Hotel Villa Igiea (inizialmente concepita come villa privata, solo recentemente divenuto albergo) costruito alla fine del XIX secolo per volontà della famiglia Florio e su progetto dell'architetto Ernesto Basile, che ha concepito sia l'architettura, che le decorazioni, che il mobilio dell'edificio in puro stile liberty.
Fra i molti villini liberty va ricordato senz'altro il Villino Florio nei pressi della Zisa, che con il suo stile eclettico rappresenta un magnifico esempio dell'Art Nouveau messa in luce da Ernesto Basile e Villino Favaloro progettato dal figlio Giovan Battista Filippo Basile. La maggior parte delle altre ville verranno demolite per far posto ad alti edifici di nuova costruzione mentre rimarranno come monito di quel periodo di ricchezza le residenze borghesi nella borgata di Mondello che diventerà in breve tempo la spiaggia preferita dei palermitani. L'esempio più significativo di liberty a Mondello è lo stabilimento balneare della società italo-belga, il Charleston, costruito sull'acqua.
Altri esempi architettonici particolarmente rilevanti sono il Chiosco Ribaudo in piazza Castelnuovo, i Chioschi Ribaudo in piazza Verdi, il Kursaal Biondo e Palazzo Dato.
L'architettura di regime e il Futurismo
Palazzo delle Poste durante l'epoca fascista l'architettura assume connotati dall'aspetto maestoso che si ispirano alla romanità ed alla cultura latina, finalizzata all'esaltazione del regime vigente, spesso mescolati all'ondata della nuova corrente del Futurismo. Vengono costruiti importanti edifici pubblici quali il Palazzo di Giustizia (progettato nel 1938 ma ultimato nel 1957 dagli architetti Gaetano ed Ernesto Rapisardi in puro stile razionalista italiano), il Palazzo delle Poste in via Roma, pregevole edificio monumentale con arredi futuristi e l'Ingresso monumentale di via Roma.
Degni di nota sono pure la Sede del Banco di Sicilia in via Roma, la Caserma dei Vigili del Fuoco "Ignazio Caramanna" che riprende nel suo complesso i temi dell'architettura futurista nelle volumetrie e nella policromia della costruzione e la Casa del Mutilato Casa del Mutilato.
Dopo il rovinoso bombardamento del maggio 1943 il centro storico venne in buona parte abbandonato (infatti oggi abitano in centro solo 20.000 abitanti pur essendo molto grande) dai suoi abitanti (che preferirono trasferirsi nelle zone residenziali che vennero costruite tra gli anni '50 e '60). Fino agli anni '80 si registrarono alcuni crolli di edifici storici.
Architettura contemporanea
Grattacielo Ina Assitalia Particolare delle facciata della Nuova Pretura Palermo a partire dagli anni '50 ha sviluppato uno skyline molto variegato, in parte dovuto al sacco della città durante gli anni successivi alla seconda guerra mondiale in seguito all'abbandono da parte dei cittadini del centro urbano originario e l'emigrazione verso le periferie che ha determinato un boom edilizio senza precedenti, creando nuovi quartieri residenziali ex novo composti principalmente da palazzi in cemento armato che spesso superano i 12/13 piani, modificando Palermo non solo in estensione ma anche in altezza.
Gli edifici più alti della città sorgono prevalentemente intorno allo stadio comunale o nelle periferie sud. Il più alto edificio della città e della Sicilia è il Grattacielo Ina Assitalia che si sviluppa per 65 metri in altezza e si trova in centro città in piazzale Ungheria, altri edifici di una certa altezza sono: Torre Resuttana I (63 metri), San Paolo Palace Hotel (66 metri), Torre Resuttana II (60 metri) e Torre Sperlinga (59 metri).
Molto interessanti gli edifici, progettati da Vittorio Gregotti, del Dipartimento di Scienze dell'Università di Palermo costruiti nel 1969. I corpi si presentano come parallelepipedi scuri e monolitici quasi privi di aperture esterne (ma funzionali e luminosi grazie a cortili interni ricchi di vegetazione) accostati da un sistema di canali e vasche d'acqua.
Di grandissimo interesse stilistico invece sono il Palazzo della sede Enel di Palermo del 1961 concepito secondo i canoni del Brutalismo e il postmoderno edificio della Nuova Pretura della città progettato nel 1981 che si trova in prossimità dello storico mercato del Capo proprio dietro il Palazzo di Giustizia.
Le ville della Conca d'oro
L'area semipianeggiante che dai Monti di Palermo si adagia verso il mare era anticamente nota come Conca d'oro poiché, essendo coltivata ad agrumeti come limoni o arance, questi risplendevano al sole rendendo il paesaggio palermitano un luogo incantevole. Dopo il dominio normanno che divise la zona in grandi riserve di caccia, nel periodo medievale proliferarono i "bagli". Con questo termine vengono descritti i cortili spesso di forma quadrangolare, circondati da alte mura e muniti di torri. Fino al XV secolo erano diffusissimi i bagli in tutta la zona, posti a difesa di piccoli insediamenti che sarebbero poi diventati le borgate storiche della città. È dal periodo Rinascimentale che la classe aristocratica decise di ricreare un piccolo paradiso agreste nella campagna edificando le prime ville; strutture queste non più chiuse e protette da mura, ma aperte al paesaggio naturale e destinate alla villeggiatura o alla vigilanza sul lavoro dei contadini. Le ville così si diffusero in gran numero in tutto il territorio a partire dalla zona a Sud, dove sorgeva il normanno Parco della Favara, fino a Nord, oltre le pendici dei monti Boccadifalco e Cuccio, attraversando la cosiddetta Piana dei Colli per raggiungere le borgate di Sferracavallo, Tommaso Natale e Mondello. In gran numero sono le residenze sorte a partire dal XVI secolo, dove, in pieno periodo barocco, la raffinatezza delle architetture, si riflette nello sfarzo degli interni. Delle oltre trenta ville palermitane però poche presentano le stesse caratteristiche di amenità e antica serenità che le contraddistingueva, essendo queste ormai state inghiottite dall'espansione edilizia che ha invaso negli anni la Conca d'oro.
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